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Elettrosmog: se viene alterato l'elettromagnetismo terrestre

L’inquinamento elettromagnetico, o elettrosmog, è l’alterazione del campo elettromagnetico naturale in una determinata porzione del territorio. Sulla Terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale, le cui sorgenti sono la Terra stessa, l’atmosfera ed il sole. Gli esseri viventi hanno da sempre convissuto con tali radiazioni, evolvendosi in modo da adattarsi ad esse, proteggersi o utilizzare al meglio questi agenti fisici. Al livello di fondo naturale si è però aggiunto, al passo con il progresso tecnologico, un contributo sostanziale dovuto alle sorgenti legate alle attività umane. Ogni passaggio di energia, infatti, determina nello spazio circostante un campo elettromagnetico: ciò vale per l’elettricità che corre negli elettrodotti o che fa funzionare gli elettrodomestici, come per la trasmissione di segnali radiotelevisivi. Sorgenti diverse che si differenziano per la frequenza (numero di vibrazioni compiute in un secondo, misurata in Hertz) con cui le radiazioni si propagano.

Si utilizza il termine di elettrosmog nel caso delle radiazioni con frequenza compresa tra 0 Hz e 300 G Hz, dette “non ionizzanti”. Si distingue tra bassa frequenza (da 0 Hz a 100 KHz: elettrodotti, elettrodomestici) e alta frequenza (da 100 KHz a 300 GHz: antenne radiotelevisive, stazioni radiobase per la telefonia cellulare, telefoni cellulari, impianti radar, microonde). L´uso crescente delle nuove tecnologie, soprattutto nel campo delle radiotelecomunicazioni, ha portato, negli ultimi decenni, ad un continuo aumento della presenza di sorgenti di campi elettromagnetici (Cem), rendendo la problematica dell'esposizione della popolazione a tali agenti di sempre maggiore attualità.

Con il termine “elettrosmog”, si intende una forma anomala di inquinamento ambientale, in quanto non si ha una vera e propria “immissione” di sostanze nell´ambiente: gli agenti fisici implicati (campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) sono presenti solo finché le sorgenti che li hanno generati rimangono accese e non danno luogo a processi di accumulo nell´ambiente.

Tra le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici nell´ambiente vanno annoverati:

  • campi elettromagnetici a bassa frequenza, generati dagli apparati per il trasporto e la distribuzione dell´energia elettrica o elettrodotti. Essi, denominati comunemente ELF, sono costituiti da linee elettriche ad altissima, alta, media e bassa tensione, da centrali di produzione e da stazioni e cabine di trasformazione dell´energia elettrica.
  • campi elettromagnetici ad alta frequenza, generati dagli impianti per radiotelecomunicazione. Essi comprendono i sistemi per diffusione radio e televisiva, gli impianti per la telefonia cellulare o mobile o stazioni radio base, gli impianti di collegamento radiofonico, televisivo e per telefonia mobile e fissa (ponti radio) ed i radar.

In ambiente domestico e negli ambienti di vita, soprattutto nelle immediate vicinanze degli utenti, sono comuni sorgenti di campi elettromagnetici anche i dispositivi ad alimentazione elettrica (elettrodomestici, computer) e i telefoni cellulari..

(fonti: Legambiente e Arpae)
https://www.legambiente.it/temi/inquinamento/inquinamento-elettromagnetico
https://www.arpae.it/dettaglio_generale.asp?id=2688&idlivello=1566

autore

Laureatosi a Torino nel 2006 in ingegneria per la protezione del territorio, Andrea Terziano si è specializzato nella progettazione di interventi complessi di demolizione e decommissioning, nonché problemi di sicurezza e bonifiche ambientali.

- Andrea Terziano
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